martedì 29 luglio 2008

L'escursione dei due "dirimpettai"

L'escursionismo è molto più che una semplice discipliina sportiva, l'escursionismo ti prende, ti coinvolge al di la del risultato finale di qualsiasi "inziativa", l'escursionismo ti prende all'improvviso e ti scoinvolge la giornata quando meno te lo aspetti. L'escursionista, l'appassionato vero e vivo della Montagna a volte non resiste al suo richiamo e risesce a cambiar una giornata che all'apparenza non avrebbe avuto grandi scossoni. Cosi è stato per me e il collega Federico, appena tornato da Siena, con il quale avevamo programmato una passeggiata in bici. Eravamo già pronti e pimpanti per intraprndere i nostri chilometri quando alle 6 del mattino mentre mi apprestavo a scendere, osservando il mio nuovo zaino da 70 l, il cielo e le montagne chiamo l' "amico" e gli propongo al volo una "Cima Terminio". La notizia è stata presa subito con entusiasmo e cosi in men che non si dica cambio abbigliamento, metto due bottiglie d'acqua nello zaino e qualche pezzo di torta (che fortunatamente avevo da S.Anna Domenica) e preparo due panini. Alle 6.30 l'arrivo a Pontcagnano e alle 7.30 già sul sentiero a Campolaspierto. La mattinata è fresca, ci sono 13°, il cielo verso il mare è limpido e azzurro ma sui monti inziava ad apparire una certa foschia strana. Decidiamo di incamminarci subito verso i pianori di Campolaspierto e con un passo decisamente diverso dalle solite escursioni in pochi attimi ci ritroviamo sulla carraia, tiriamo dritto per la deviazione al Rifugio degli Uccelli e marciando come due soldati e godendoci il bosco giungiamo in pochissimo tempo alla sorgente intermittente dell' Acqua del Cerchio. Riposiamo giusto due minuti per bere e mangiare una fettina di torta, dato che io non avevo fatto colazione, e messi a posto gli zaini riprendiamo il cammino sul sentiero 1b del CAI entrando nel fitto della vegetazione. Qui il sentiero, come ampiamente detto nei precedenti post, si inerpica e purtroppo in alcuni tratti bisogna cambiare itinerario perchè qualcuno ha avuto la "brillante idea" di passarci con un piccolo escavatore (per fortuna la natura sta reimpossessandosi del maltolto). Su questo tratto si respira tutta l'essenza del bosco, passi attraverso ai Faggi padroni del Terminio ed sprofondi nei tappeti di foglie e nelle "dune" di terra che si alzano a polvere al passaggio. Ma questo è anche un tratto breve ed infatti subito si nota il cielo tra le piante verso il Valico e in un batter d'occhio (per chi è allenato si intende! ) ci si trova a Collelungo. Collelungo, i 1620 m che segnano gli ultimi 200 di dislivello e che rappresentano anche un'altra sosta obbligata per godersi la montagna. Ma, come al solito con Federico, la voglia di raggiungere vetta è troppa e cosi ci alziamo subito dalle rocce e con passo svelto ripercorriamo il crinale verso la deviazione dell ' 1b, prendiamo per il bosco in una canaletta di terra e raggiungiamo il bosco dei faggi chini che nel giro di quindici minuti con un comodo sentiero ci permette di assaporare l'ebrezza della Cima Terminio. Sono le 9 e noi siamo già in vetta, e la sensazione di mattina si respira subito, si entra in un altro mondo e solo chi ama la montagna può comprendere quella commozione che si prova a sapere che in quell'attimo diventi quasi come un "essere del bosco", un tutt'uno con esso.
Sulla cima prendiamo un po di tempo per osservare i canaloni e le rupi esposte e come ogni volta gli abeti su quelle pareti danno un colpo d'occhio eccezionale. Il pianoro è inviolato e sembra ancora dormiente e noi stavolta decidiamo di lasciarlo dormire e di osservarlo da lontano per non turbarlo. Si pensa all'inverno, alle eventuali vie da intraprendere per evitare dirupi e parti esposte coperte dal manto bianco e cosi disegnamo anche una traiettoria prendendo come punto di riferimento un gruppo di arubsti e un gruppo di rocce che si appoggiano sul fatidico crinale. Pensiamo subito che non sarà un'impresa facilissima, ma basterà sapersi almeno regolare con il "tempo" e gestirsi in modo da salire in vetta quando la neve avrà lasciato solo un piccolo ricordo e non si sarà impossessata di tutto il volume.
In ogni caso, dopo questi ragionamenti, ci voltiamo verso Bagnoli Irpino e notiamo come vi fosse un muraglione di nubi. Non convinti sugli sviluppi del meteo e consicenti che i temporali pomeridiani sono sempre in agguato alle 9.30 (sembra ridicolo pensare già al pomeriggio a quest'ora!) riprendiamo il sentiero fino al valico di Collelungo che raggiungiamo in appena sedici minuti. Da Collelungo però non puntiamo all'acqua del Cerchio e come l'atlra volta voltiamo sulla sinistra per raggiungere il pianoro a 1400 del Rifugio degli Uccelli, dove vi è posta la Faggeta più affascinante di tutti i Picentini esplorati fin ora. Come al solito una discesa veloce e pendente ed infatti sono appena le 10 quando ci sediamo ai mitici tavolini di fronte alla "pertinenza" del Rifugio e scattiamo qualche foto eccezionale. I colori di questo posto ogni volta ci regalano delle emozioni inaspettate, e sarà l'erba o il sole che tra quei faggi grigi reagala giochi di luci particolari, ma ogni volta ci si può aspettare una sorpresa.
Dal Rifugio manca poco a Campolaspierto e l'idea che ci era balenata in testa in discesa prende corpo...arrivati all'auto direzione Fisciano-Calvanico e via per il Pizzo San Michele!
Alle 11.30 precise scendiamo con l'auto verso la SS 574 del Terminio e all 12.25 raggiungiamo Fisciano. Da Fisciano iniziano una serie di problemi dato che al Pizzo ero andato una sola volta e non ricordavo la strada, e cosi, prima sbagliamo in direzione di Calvanico e poi in direzione del Varco del Cerzone, ma finalmente chiedendo qualche informazione prendiamo la strada giusta per Carpegna. Da Carpegna posiamo l'auto e ci rechiamo in direzione del Casone De Fazio e ovviamente dal Casone via verso la salita che ci condurranno al Pizzo. Saliamo molto rapidamente, il tempo diventava pessimo e noi volevamo a tutti i costi raggiungere la seconda vetta. Le nuovole inziano a diventare sempre di più e iniziamo a scorgere nebbia sui Monti Mai, ma nonostante tutto in poco tempo siamo al Pizzo. Da qui purtroppo il panorama è completamente oscurato, la nebbia ci avvolge e abbiamo il tempo solo di mangiare un altro panino, ma siamo orgogliosi e contenti. In lontananza prima della copertura totale avevamo scorto il Monte Terminio e naturalmente ci siamo soffermati per un attimo a pensare all'intera giornata. Iniziano i tuoni, qualche fulmine, la visita al rifugio è stata già fatta e cosi molto velocemnte ci tuffiamo verso il basso. Mezz'ora per raggiungere l'auto e appena entrati grandine e pioggia... asciutti per un pelo.

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