lunedì 7 luglio 2008

Il ritorno alla Tannera... e il fallimento del Magnone

Quando una giornata non inzia con il piede giusto un escursionista dovrebbe capire che non è il suo giorno e decidere per una semplice giornata fotografica e quando anch'essa non è "concepibile" materialmente, dovrebbe ritirarsi e preparare la prossima meta. Ieri l'obiettivo della spedizione era il Monte Magnone o Piscacca di Laceno e successiva scalata al Montagnone di Nusco passando per i pianori carsici della vallescura di sopra e fotografare l'altopiano Laceno da una visuale nuova e sopratutto dare uno sguardo dal belvedere verso la verde Irpinia. La partenza è come sempre di buon ora ma le aspettative si spegnevano già durante il tragitto quando il sottoscritto si è sentito male in auto e ci siamo dovuti fermare a Bagnoli Irpino per farmi rinvenire. Partiti e inziata la salita per il Laceno le sensazioni sembravano migliorare il Magnone era li ad uno sguardo e la voglia di scalarlo tanta. Arrivati cosi al Valico del Colle Molella giriamo per la strada asfaltata sulla sinistra per cercare l'imbocco del sentiero (numero 1 del Comune di Bagnoli e numero 12 del CAI). Aiutandoci con le carte IGM troviamo la mulattiera che ci condurrà a destinazione, ma io mi sento di nuovo male e cosi andiamo a prendere qualcosa al bar per rimettermi in sesto. Dopo un cornetto alla crema la situazione si riprende, partiamo allora di nuovo verso la mulattiera, posiamo l'auto e iniziamo il sentiero immerso in campi dediti alla pastorizia. L'inizio è già poco promettente, segnalazioni inesistenti sia della carta dei sentieri sia del CAI e cosi andiamo a cartina e proseguiamo. Primo inconveniente è il letterale assalto delle mosche cavalline e bufaline che non ci lasciano respirare un secondo, poi una mandria di centinaia di mucche solleva polvere e terra e ci impedisce il passaggio per una mezz'ora finchè non decido di tagliare per la montagna e raggiungere la mulattiera. Il sole picchiava duro, il sudore scendeva dalla fronte e le mosche tornavano ad attaccare, ma proprio mentre le mosche si dileguavano da una collinetta saltano e corrono verso di noi due cani abbianado e mostrando i denti. La cosa saggia è quella di fermarsi e vedere la reazione, i cani si arrestano, proviamo a fare un passo ma ci vengono contro e cosi dopo qualche secondo di tensione a passi lenti ci voltiamo e torniamo indietro alla partenza, nonostante i cani alle spalle ci continuavano a seguire per alcuni metri.
La giornata è pressochè persa, sono le 9.30 e nessun sentiero di vetta per il caldo è al momento percorribile cosi presi dalla voglia di non gettare tutto al vento prendiamo via per il Colle del Leone per affrontare la Fiumara di Tannera al fresco dei verdi Faggi. Al Colle del Leone però troviamo una montagna "cittadina" con decine di auto parcheggiate tra spiazali e strada di rcercatori di funghi. Giriamo nei dintorni e parcheggiamo l'auto nei pressi dell'imbocco del sentiero del Cervialto. Al Colle del Leone prendiamo per la sbarra più bassa a sinistra e per i primi tornanti imbocchiamo il sentiero segnalato 114 del CAI che dalle cartine è dato 14 B. Lo seguiamo per la faggeta fino all'apertura di una radura, il Prato del Leone e passata la collinetta di felci prendiamo per una deviazione su mulattiera che dopo alcuni minuti ci condurrà ad un bivio. A questo bivio si trova un cartello della Comunità Montana indicante "Piano del Cupone " su una freccia verso sinistra e due simboli del CAI che indicano il sentiero 14b e l'incrocio per il 19 ossia "Piano Tizzano- Fiumara di Tannera". Prima di proseguire per il 14 B verso la fontana di Don Giovanni però, prendiamo un po il 19 passando per il Cupone e immettendoci in un bosco (chi non sa la strada non la trova perchè non è segnalata) che ci porterà davanti all'inghiottitoio di Strazzatrippa (Grotta di Strazzatrippa) a 1100 m dal livello del mare. Una sosta davanti al grave, uno sguardo alla cartina e l'inutile tentativo di trovare segnalazioni per il Tizzano assolutamente inesistenti. Torniamo indietro per il Cupone e sentiamo alcuni campanacci, pensiamo subito ad altre mucche ma da dietro la boscaglia spuntano 5 cavalli , grandi, alti, stupendi che impauriti fuggono sbattendo gli zoccoli su quel terreno carsico e facendo rimbobare il rumore per la vallata. Superati i cavalli e ripresa la strada per il sentiero 14 B dopo diverso tempo raggiungiamo la fontana intermittente di Don Giovanni dove salendo la collinetta di fronte giungiamo al valico che ci condurrà verso la Fiumara di Tannera. Al valico incontriamo due escursionisti e dopo alcune chiacchiere scendiamo per il sentiero che si restringe e scende a forte pendenza nel bosco. Durante la discesa su una roccia è ben visibile la deviazione per il 14 A che conduce alla Fiumara (il14 B prosegue alla sorgente). Il sentiero è al dir poco trattato male, legna abbattuta, alberi buttati giù e parti di sentiero interrotte, ma con un po di peripezie giungiamo finalmente alla Fiumara. Purtroppo rimaniamo scontenti, un escavatore dall'altro lato del fiume, un ammasso di detriti , il letto del torrente scavato, tronchi ovunque e sentiero del CAI difficilmente interpetrabile per questi cambi. Nonostante tutto però scattiamo qualche foto, metto le mani nell'acqua fredda e pulita della Tannera e osserviamo lo spettacolo naturale delle cascatelle che in ogni caso l'acqua ci regala. Camminando per qualche metro e superando alcuni tratti impegnati giungiamo anche alla sorgente del Cantariello. Uno spettacolo di una sorgente che si tuffa in una vasca naturale erosa dall'acqua nel tempo e che casca tra due pareti rocciose spettacolari sulle quali l'acqua rifletteva la luce del sole. Peccato ancora che anche li l'uomo si veda e la pulizia del tratto è praticamente insesitente per un turismo che vorrebbe decollare da questi sentieri. Speriamo tanto che finalmente qualcuno dall'Altopiano prenda la situazione in mano e decida di valorizzare le potenzialità enormi che potrebbero essere sfruttate e non chiudersi a riccio per evitare contatti con l'esterno perchè il tutto farebbe solo sprofondare nell'indifferenza totale una località che avrebbe potuto prendere il volo.
Ma tralasciato l'inciso polemico, ritorniamo alla Tannera che da tanto tempo sognata e tentata una volta senza riuscita con l'amico Federico questa volta ci lascia delusi non tanto per il posto ma per la sua cura. Consumiamo in pace alloar un panino su una roccia, ci ricompattiamo e prendiamo per l'impervia salita fino al ritorno al Colle del Leone e riposiamo per oltre 4 ore al Piano Laceno nell'attesa di alcuni cari amici.

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