venerdì 28 novembre 2008

La nevicata del 23 Novembre 2008 al Cervialto

Il video è stato effettuato durante l'ultima delle cinque nevicate vissute durante l'escursione di Domenica scora. In questo istante la compagnia era sul versante NE della Cima del Cervialto a quota 1809 metri. La temperatura era scesa sui -10° , spirava un forte vento di Grecale e la nevicata, come vedrete, era molto molto fitta.

Profumo di neve...profumo di casa: 1809 m nella bufera

Il caro inverno era arrivato e con lui quella gioia di chi nel suo cuore nasconde (ma palesa anche a volte) l'amore immenso per le sue bellezze che non tutti apprezzano. La voglia di rivivere ogni anno in questi periodi quelle ebrezze che stimolate accuratamente rivivono negli occhi, sulla pelle e riprendono colore passo dopo passo, fiocco dopo fiocco, grado dopo grado. L'inverno dei sentieri non è la "fine" di un bel gioco estivo, l'inverno dell'escursionista è qualcosa di profondo, una personalizzazione di quel percorso con la natura che si concretizza nel suo "attimo primordiale" e che con se porta la vera concezione di ciò che l'uomo provò tanti anni or sono.
Novembre con la sua veste "dicembrina" faceva capolino dal nord dell'Europa e quella "mano gelida" che si affievoliva man mano che tentava di accarezzare il bel Paese, riuscì per quel poco che basta a farci rivivere l'essere escursionisti nell'estremo del suo significato. I monti bianchi dai 1000 metri non brillavano illuminati dal sole, ma una coltre di nuvole a strati ne delimitava le cime e dalla piana il desiderio di "tuffarsi" e "immergersi" nel silenzio si trasformava ancora una volta in realtà e ancora una volta meta di quel "incontro" fu Bagnoli Irpino. La mattina era fredda, il campanile della chiesa Madre sembrava infreddolito a quei 4° e le vie del paese emanavano un sapore natalizio difficile da trovare nelle calde cittadine di costa. L'affresco del '300, solitario e "imponente" nella sua bellezza spiccava particolarmente e passo dopo passo la Piazza Di Capua si apriva dinanzi a me. Poso lo zaino sulla panchina, prendo una pausa dinanzi la fontana e subito dopo all'arrivo del resto della compagnia parto alla volta dell'altopiano Laceno. L'atmosfera non è per tutti emozionante, le nuvole basse danno un effetto autunnale e la neve all'ingresso del valico Colle Molella era appena appena visibile su per i crinali dei monti. Alcune chiazze rimanevano forse conservate dal gelido terreno ma il colore predominante era il verde dei prati. Cervarolo e Cervialto nonostante il cielo opaco erano luminosissimi e quelle vette incappucciate facevano trasparire quel "velo" d'inverno che le aveva accarezzate. La temperatura era di -1°, le pozze d'acqua sul ciglio della storda ghiacciate, gli alberi spettrali, i pianori ricoperti da sottilissima coltre bianca e il cartello al Colle del Leone completamente gelato e coperto dalla neve. I faggi spogli mostravano le loro radici con determinazione, il vento freddo tra i rami aveva un suono particolare, la voce del "Generale" inverno se pur sottile arrivava nel profondo dell'animo. Il cammino verso il sentiero era intriso dai ricordi, il Cervialto ormai una "casa" dove tornare sempre e lungo quel breve tratto di strada asfaltata i passi all'interno di cumuli enormi di foglie facevano scattare in me pensieri "antichi". D'un tratto mi parve di rivedere l'altopiano nella nebbia ricoperto da brina di un anno fa durante la mia prima volta su questo monte, vidi i passi nella neve alta di Febbraio, il verde di metà Maggio, la calura dell'estate e quel lento cambiare "vestito" di Settembre, finché arrivati alla sbarra e ritornando al presente mi accorsi che ancora una volta avrei vissuto un qualcosa di nuovo.
Il sentiero immerso nel bosco era ovviamente reso piacevole dal sottile strato di neve iniziale e ogni tanto qualche fiocchetto ghiacciato cadeva sulle nostre teste anche se sotto i nostri piedi più che la "dama bianca" sentivamo le rocce e i rami della mulattiera. Il "ruggito" della "antica" stagione aveva portato piccoli frutti eppure riassaggiarli anche se in piccole dosi metteva gioia e soddisfazione. I tornanti si susseguivano uno dietro l'altro e ad un certo punto osservano l'Accellica sotto una bufera di neve che mano mano lambiva le creste del Raiamagra ci ritrovammo anche noi sotto la prima vera fioccata dell'anno. Soffici fiocchi, dapprima piccolissimi poi sempre più grandi e fitti, i capelli imbiancavano e con loro giubbini e maglioni. Il silenzio della nevicata parlava più di centomila rumori del bosco e in quell'istante quel tocco ovattato rese più loquace l'intera montagna. Ancora una volta nella mia vita assistevo allo spettacolo di questa "meteora" cosi agognata da noi appassionati e per l'ennesima volta l'emozione era cosi forte da farci dimenticare il "cammino" e l'obiettivo da raggiungere. Raiamagra era avvolto da una nuvola "farinosa" e le virghe cadevano dal cielo ben evidenti finché il tutto si calmò e noi continuammo più spediti verso la cima. La soddisfazione per quella nevicata cresceva nei nostri discorsi e quando la "fame" arriva difficilmente si sazia e con gli occhi verso il mare puntavamo l'orizzonte tra gli alberi spogli alla ricerca di altri regali del maestrale. Arrivammo d'un colpo alla "torretta", il Piano l'Acernese faceva da contrasto con l'altopiano Laceno "spoglio" e mentre si osservava ecco che arrivò il nuovo "regalo". Fioccata in grande stile, fiocchi più forti e più grandi, il cielo bianco e l'atmosfera surreale, ma la strada è ancora lunga. Presi ancora dall'entusiasmo dopo la nuova "avventura" raggiungiamo Filicecchio (la dove parlano gli alberi) dove questa volta ad aspettarci è il "silenzio" dei nostri Faggi, stanchi dalle calure estive e vogliosi di riposo; ammetto che a non sentir fischiare il vento ebbi un po di "dispiacere", una sensazione quasi di "timidezza" , come quasi a pensare di recar fastidio alla natura in un suo momento privato, ma poi il Cervialto mi smentì facendomi assaporare dopo pochi passi un viale spettacolare di alberi innevati e fantasiose conformazioni di ghiaccio che uscivano dal terreno e dalle radici. L'umidità che congelava dal terreno si innalzava come aghi e il "pianto" del bosco congelava in enormi "candele" che emettevano una dolce melodia al passare del soffio del vento.
Cosi, tra un'emozione e una nuova sensazione giungemmo alle creste, la fidata piccozza finalmente aveva ragione di esistere e lungo il primo crinale la prima cosa che si notava era il contrasto tra il bianco della neve fresca e il giallo delle erbe secche e congelate. Delle erbe piegate tutte nello stesso modo che facevano da apripista sulle rocce rese scivolose dalle gelate. Dall'alto del primo scollinamento prima della cresta finale ebbi un sussulto a notare le montagne circostanti completamente avvolte dalle nuvole e in quell'istante capiì che quel giorno da li a poco sarebbe diventato memorabile. Presto l'Eremita Marazano scomparve e subito il Polveracchio divenne invisibile, il varco del Paradiso "si nascose" e iniziò a nevicare di nuovo, ma questa volta con un'imponenza del tutto diversa. La neve cadeva decisa e copiosa e fu allora che di corsa raggiungemmo la capannina della vetta e godemmo di quell'istante. Ma la nevicata possente finì in pochi minuti e subito si levarono delle correnti nord orientali che in un primo istante portarono molto vento e fiocchetti piccolissimi ma molto vistosi. La conca della cima non era affatto colma di neve ma la temperatura di -8° ne era la spiegazione: troppo bassa per permettere accumuli non gelidi tali da poter creare una "matassa" soffice e uniforme. Le erbe anche in quel cratere dominavano la scena e dietro le mie spalle il filo spinato della stazioncina meteorologica era un filo di ghiaccio. Lo sguardo non poteva che ammirare quello spettacolo della natura e all'improvviso una volpe rossiccia dal lontano di una cresta ci osservò e scappò via di corsa perdendosi nei fiocchi. Le impronte degli animaletti si notavano lungo il sentiero ma sembravano quasi portatrici di presenze "invisibili", ma quella volta si concretizzarono alla nostra vista. Intanto il freddo pungente entrava dal cappuccio e cosi decisi di indossare anche una specie di mascherina per la bocca e di proseguire lungo il crinale ovest verso il "libro di vetta". Il gelo era fortissimo, le rocce completamente avvinghiate nella morsa del ghiaccio e ogni passo andava ponderato e deciso con fermezza. Il vento spirava sempre più forte e cosi presi dalla saggezza dell'esperienza camminammo a mezza costa nel cratere fino a spuntare di nuovo sull'ultima cresta e assistere all'ennesimo spettacolo dell'amato monte. Infatti, fu proprio all'uscita verso la vista di Calvello e Cervarulo che il cielo si incupì di nuovo, il vento aumentò a dismisura e la neve cadde ancora più forte di prima. Il boato del grecale era commovente, le giravolte di fiocchi grandi come un pugno rallegravano la compagnia, il bianco divenne il colore unico del cielo e delle montagne. Raggiungere il punto trigonometrico divenne uno spettacolo e vivevamo con intensità quell'istante tanto che nonostante la temperatura fosse scesa sui -10° riuscii lo stesso a firmare e a scrivere il resoconto sul libro di vetta, li, seduto su una roccia tra i fiocchi e il vento del nord.
Durò ben venti e lunghi minuti la bufera, cosicché noi decidemmo di prendere riparo nel retro di una collinetta rocciosa. Posammo gli zaini, spalammo un po di neve e con la piccozza rompemmo il ghiaccio da alcune rocce per sederci; i panini persero sapore, la cioccolata era pietrificata ma il the caldo conservato nel termos ci diede calore e colore (ringrazio Emilio e Rosa ancora!!). E fu proprio quel tocco di vita a rimetterci in moto nel momento in cui il sole sembrava voler dominare la scena e lasciare allontanare le nuvole verso le terre dei Balcani. Ritornammo al punto trigonometrico e godemmo dello scenario bianco del Sazzano e delle vallate, finchè dopo una piccolissima nuova nevicata prendemmo via per le creste in direzione del Colle del Leone. Avevamo visto di tutto, neve, ghiaccio, vento, gelo eppur qualcosa mancava: lo splendore dei raggi del sole sulla soffice neve. Sembrava quasi un'escursione non completa, ma dopo qualche centinaio di metri, al di la delle fronde "morte" uno spiraglio di luce sopravanzò. Le nubi scomparvero completamente e il sole iniziò a splendere forte nel cielo reso azzurrissimo del grecale. Nel tornante verso il Polveracchio ci rendemmo conto della grande "giornata" che stavamo vivendo e finalmente i raggi solari riflettevano sul bianco manto che a sua volta rispondeva con luccicanti segnali. Dietro di me il "tratturo" assumeva un'altra esembianza e mi sembrava di non esser stato in quei posti e man mano che proseguivamo verso il basso opinione comune era quella di "camminare su un altro monte". Fino alla fine del nostro viaggio il sole riscaldò e giunti all'auto venne di nuovo la nebbia e si ripiombò in Inverno.
E allora caro Inverno e caro Cervialto (fusioni perfette di quel che provo e che vorrei far trasparire agli altri, essenza dell'escursionista immerso nella bellezza dei Picentini, sorgenti di continue sensazioni) lungo il percorso degli anni e del ciclo della natura resterò sempre consapevole della vostra rara unicità.

venerdì 7 novembre 2008

Un successo per la "II Mostra Fotografica Campania da Scoprire"

La nostra seconda mostra fotografica svoltasi nelle sedi dell'Associazione Palazzo Tenta 39 di Bagnoli Irpino è stata un successo indiscusso. Il paese è stato accogliente e ci ha regalato una manifestazione di alto livello nonostante le paure iniziali e i timori dovuti dall'affluenza relativa della prima mostra tenutasi a Bellizzi. Bagnoli Irpino con i suoi 3500 abitanti e con le sue 200.000 visite alla mostra del Tartufo ci ha completamente trascinati , portando all'esposizione fotografica all'incirca 500-600 visitatori, ben 450 in più rispetto alla prima in un paese di 10.000 abitanti superiore. Il risultato raggiunto premia la nostra associazione e sicuramente i tanti che hanno lavorato al progetto e il ringraziamento va a tutti i soci che si sono impegnati attivamente sul posto e sul web facendo pubblicità. Vogliamo citare Francesco Landi (colui che ha costruito i cavalletti e ha squadrato i pannelli, nonchè membro attivo della preparazione della sala e del trasporto), Michela De Santis (ha messo a disposizione la sua abitazione per la squadratura e il deposito dei pannelli, si è impegnata nella pubblicità della mostra e nella disposizione delle fotografie nonchè altro membro attivo della preparazione della sala), Vito Petruzzello (instancabile al fianco del Presidente i giorni precedenti alla mostra nel definire i dettagli, accompagnatore e sostenitore per 3 giorni a Bagnoli e membro della squadra di montaggio), Eduardo Mazzaro (sostenitore del trasporto e aiutante nel montaggio del giorno 23). Inoltre il ringraziamento va a tutti coloro che hanno contribuito con il loro voto associativo e il loro supporto economico alla manifestazione: Luigi Scapolatiello, Roberta Donato, Diego Di Giuseppe, Giuliana Squitieri, Francesca Di Marino, Mariachiara Rocco). Un ringraziamento extra associativo va a Massimo De Santis per la realizzazione della grafica dei volantini e per la pubblicità sui siti internet e ad Angelo Russo dell'Associazione Palazzo Tenta 39 che ci ha supportato in questi 3 giorni insieme al Presidente Mimmo Nigro.
Passando ad un'analisi tecnica, in 3 giorni le visite sono state tantissime e nonostante una disposizione in un palazzo e non sulla strada sono state continue e interessate. La disposizione ha permesso che alla mostra salissero solamente persone interessate e quindi con tutti i visitatori c'è stato un rapporto diretto con spiegazioni e delucidazioni fotografiche ed escursionistiche. Scelta molto apprezzata è stata quella del video proiettore dove sono passate 400 foto di paesaggi campani in una sala a parte dove i visitatori potevano comodamente sedersi e "gustare" lo spettacolo. Le visite inoltre sono state distribuite equamente dalle 10 del mattino fino alle 00 di notte dove nonostante l'orario inoltrato continuavano a salire persone e purtroppo non è stato possibile accontentare tutti.
Insomma un grande successo della nostra Associazione che ci permette di guardare avanti consapevoli che il nostro lavoro è valido e appreazzato.
Speriamo che la collaborazione con l'Associazione Palazzo Tenta 39 di Bagnoli Irpino continui e si rafforzi nel tempo con altre interessanti manifestazioni ed eventi.