lunedì 4 agosto 2008

Bardiglia - Cima Polveracchio 1790 m

Giornata divertentissima e didattica quella di ieri. Finalmente dopo aver parlato tantissime volte del CAI ci siamo decisi a tesserarci e ad affrontare la prima escursione insieme. Da Bardiglia al Monte Polveracchio per un dislivello totale di circa 1000 metri, un giro di difficoltà media sulla carta che per molti (anche del nostro gruppo) è risultato "arduo". Questa volta l'appuntamento è ad Acerno alle ore 8.30 per il raduno e dopo esserci compattati ci siamo diretti alla volta di Bardiglia in auto. Passaggio per "capocasale" e la "Madonna delle Grazie" fino al Ponte Pinzarrino per poi deviare dopo alcuni metri sulla destra verso le aree Pic Nic di Bardiglia. Arrivati al raduno principale posiamo le auto e ci riuniamo alla sbarra prima della sorgente per la conta e doop le istruzioni dei direttori di escursione finalmente si parte.
Andatura sostenuta, un passo che a me sinceramente piace molto e il gruppo che cammina in una lunga fila indiana nel bel mezzo del bosco. All'inizi si prende il alla sinistra della sbarra per un sentiero tra gradoni delimitati da passamani in legno in forte pendenza e subito dopo inizia un passaggio ancora in salita molto suggestivo all'interno della vegetazione del massiccio. Oltrepassiamo alcuni tratti con rocce-dolmen sulla sinsitra mentre sulla destra spettacolari valloni scendevano verso Bardiglia. Dopo circa 30 minuti di cammino il sentiero prende una piega sulla sinistra e inzia una piccola carraia che scende per almeno un centinaio di metri fino a raggiungere una piccola radura dalla quale voltando sulla sinistra è possibile raggiungere la "Sorgente del Savuco" a quota 920 m. Ed è ovvio che la "compagnia" si rechi a visitare questa sorgente e a rinfrescarsi idee e corpo. Il getto d'acqua è davvero impressionante e dalla roccia esce con tutta la sua possenza rifersandosi nel terreno. Davvero un toccasana in queste giornate calde e umide e davvero una soddisfazione enorme considerando gli allarmi di siccità che in questi anni venivano emanati da Protezione Civile e Forestale.
Dopo una lunga sosta al Savuco, riprendiamo il cammino costeggiando un vallone e proseguendo per questo vallone saliamo man mano di quota in un sentiero impervio con rocce d'apprima e con un tappeto di foglie altissimo poi, fino a raggiungere un'altra faggeta, non più "sparsa" come quella inziale ma molto più ordinata e con un sentiero che oltre ad aumentare di pendenza si allargava regalandoci un passaggio agevole. Camminiamo quindi costeggiando la montagna e affrontando continui tornanti finchè ad un certo punto la mulattiera prosegue ma il sentiero prende un'altra piega. Nuova sosta quindi e poi dritti ancora sul sentiero 7 , però questa volta all'interno di una faggeta molto fitta che sale in pendenza. Le tracce di mulattiere e carraie qui si perdono e rimangono solo i solchi dei precedenti passaggi che protano tra un albero e l'altro a salire di quota. Arrivati a circa 1700 metri il sentiero si infittisce ancora di più per poi dopo circa altri 60 metri di dislivello aprirsi in una radura caratteristica situata a pochissimi passi dalla vetta. Ormai notiamo il cielo dietro gli alberi già da parecchio ma in questo momento è davvero vicino e quindi risalendo ancora il crinale giungiamo allo scoperto su un costone erboso dal quale a soli venti metri si erge una Croce che delimita la vetta del Polveracchio. Siamo in cima e come ogni cima lo spettacolo è mozzafiato ma il tutto è contornato dalla gioia di aver concluso una scalata in compagnia e dall'emozione di osservare una vetta ancora a me sconosciuta.
Il Polveracchio ricorda, almeno nella parte sommitale, per alcuni versi il Raiamagra, con rocce di una carraia e un costone da un lato scoperto e dall'altro delimitato da arbusti dal fusto medio. Basta fare quattro passi però per rendersi conto della differenza e per osservare come questa vetta sia caratterizzata da un crinale lunghissimo che si estende da Campagna a Senerchia e Calabritto creando una suggestiva "passeggiata panoramica". Inoltre camminando per un po in direzione dell' Eremita-Marzano la vetta si apre ad alcuni pianori e ad un pascolo molto ma molto caratteristico dal quale è possibile osservare verso N l'intero Cervialto e verso NE il Monte Boschetiello. Da questi pianori come indicato dai cartelli in cima partono altri sentieri tra cui quello per la Caserma della Forestal di Piano del Gaudo che vorremmo tanto visionare.
Purtroppo ancora una volta il tempo d'estate gioca brutti scherzi, il cielo inzia ad annuvolarsi e cosi zaino in spalla e via verso Bardiglia. Seguiamo per un primo tratto lo stesso sentiero di prima finchè ad un certo punto il direttore di escursione decide un fuoripista eccezionale che parte da una faggeta resa impervia da un terriccio morbido e scivoloso. Ma superata questa prima difficoltà rientriamo nel vivo del cammino fino ad arrivare alla località "Tana dei Lupi" dove ad accoglierci è una bosco di fagi "grigi" come quelli del Terminio al Rifugio degli uccelli, con la differenza adesso di trovarsi all'interno di un massiccio poco frequentato. La magia è ancora più grande.Dalla "Tana dei lupi" prendendo ancora alcune deviazioni ritorniamo alla sorgente del Savuco per poi deviare ancora su un altro versante della Montagna. Questa deviazione è davvero centrata ed infatti si cammina ora all'interno di un vallone creato dall'acqua durante il periodo primaverile caratterizzato da grandi rocce muschiose e da grotte e cavità che dalle pareti ci "osservavano" minacciose. Usciti da questo vallone "inviolato" ritorniamo su una carraia larga ,ma resa scivolosa a volte da alcuni ciottoli, che scendendo decisamente ci riporterà di nuovo alle sorgenti di Bardiglia su una deviazione al fianco dell'inizio del sentiero di salita.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu