martedì 5 agosto 2008

Cervialto... stento a crederci ma sono 5

Ebbene si carissimi lettori, stento a crederci perchè solo 11 mesi fa ci salii per la prima volta. Inoltre stento a crederci perchè fu proprio quella prima volta il 16 Settembre 2007 che pronuncia la famosa frase: "questa è l'ultima volta". La paura per la disavventura nel finale, il pensiero dell'essersi allontanati da sentieri e ritrovarsi in posti lontani dalla meta immersi nel bosco senza avere indicazioni precise mi fecero pensare che la mia storia con l'escursionismo stava per volgere al termine. Eppure, oggi non è passato neanche un anno ed è la mia quinta volta su questo Monte. Un controsenso all'apparenza, ma in realtà un approccio alla vita in montagna che è stato reso più forte dal Cervialto che è stata la prova ufficiale alle mie passeggiate in compagnia di amici che volevano affrontare i primi passi in questo fantastico "sport".
Stavolta non siamo i soliti e finalmente con me Vincenzo e Vito i "due del Raiamagra" , coloro i quali sono saliti chi per due volte e chi per una su quel Monte ma non hanno potuto assaporare la vera ebrezza della Montagna. Cosi, con il pensiero rivolto al come approcciare il sentiero e come caricare una compagnia "nuova" ci rechiamo verso il Lago Laceno, dove dopo la solita colazione rituale ci rechiamo al solito "Colle del Leone" e posiamo l'auto esattamente nel solito posto tra i due faggi nello spiazale adiacente al sentiero 114. I due nuovi "colleghi" sono ben determinati ed equipaggiati al punto giusto, anche se io per sicurezza riempio il mio 70 l per affrontare la salita con tutta la cautla del caso.
La strada inizia a salire e subito mi rendo conto che gli amici hanno davvero un ottimo passo e senza dir loro niente ogni tanto mi metto in testa a fare un po di andatura e con mio grande stupore noto la loro agilità e la loro possenza nello scandire i passi. Solo poche volte si sentono i fiati "spezzati", eppure è la loro prima volta su un sentiero lungo. Ovviamente l'entusiasmo è alto, Vito l'amante del verde è estasiato e Vincenzo scandisce il ritmo sicuro di se e pronto a conquistare la vetta. La sosta è d'obbligo al "belvedere" sul Piano l'Acernese ed oggi lo è ancora di più per via di un cielo terso e azzurro che ci ha regalato uno scorcio paradisiaco. I lamponi uscivano numerosissimi dalle piantine sottostanti e cntinaia di more verdi fagevano gustare i sapori della tarda estate. La sosta fotografica finisce e noi ci avviamo verso la salita e ad un bivio testo la compagnia dopo aver spiegato loro la sntieristica del CAI. Ovviamente non sono ancora abiutati a scorgere le bandierine bianco-rosse ma dopo un po scelgono la strada giusta ed io avallo la loro decisione. A Filicecchio, in una fresca e verdissima faggeta l'ennesima "solita" sosta, seduti su dei massi ad assaporare l'aria dolce e frizzante e a guardare il cielo turchese. Un mandriano ci saluta e si ferma a chiacchierare con noi e ci da qualche consiglio e qualche indicazione, ma appena sa che per me è la mia quinta volta esclama sorridente: "ah, allora andate tranquilli!" . Ricambiamo la cortesia indicandogli il posto dove avevamo incontrato due mucche che a quanto abbiamo capito stava cercando dalla mattina.
Si continua su per le rampe fino alla prima curva scoperta dove è doverosa la citazione e lo sguardo al Polveracchio e poi proseguiamo ancora decisi nella faggeta più alta e spettacolare del Cervialto, resa meno fitta dagli arbusti che già stanno perdendo le foglie. Alcuni tornanti ancora e finalmente giungiamo alla base delle creste finali. D'apprima noto un po di apprensione, soprattutto da parte di Vito che pensa alla discesa, ma subito mi metto in testa e do la carica trovando un bastone ideale a Vito e cedendo uno dei miei bastoncini a Vincenzo. Inizia la "scalata" alle creste. Il sole picchiava ma l'aria era perfetta, la fatica in alcuni si notava ma lo sforzo era continuo e determinato; solo ogni tanto una piccola pausa "foto". Oggi l'Accellica svettava davvero incontrastata slanciata nel cielo azzurro e tutti gli altri monti intorno non erano da meno, ma la sensazione più forte la davano gli Alburni e la cima del Cervati.
Superato il primo tratto di cresta annuncio un po di pianura e subito vengo "deriso" per aver definito cosi una piccola lingua di terra di circa 20 metri, ma lo scherzo finisce ben presto perchè davanti c'è l'ultima rampa. Pian piano da qui si scorgeva l'antenna della "casetta" in vetta e mano mano si faceva sempre più vicina e la fatica si alleviava. Sono le 11.00 e noi siamo in cima dopo solo 2 ore e 30 comprese le varie soste. La conca è per l'ennesima volta di un colore diverso, l'erba non è ancora secca, anzi, e le creste sono ancora verdi e non gialle come l'anno scorso. Il punto trigonometrico si vede già in lontananza ed ho solo il tempo di togliermi la maglia che la compagnia decide di proseguire e non fermarsi, in direzione del libro di vetta. Una scelta che condivido e passeggiando sulle creste in poco tempo giungiamo alla struttura metallica che subito scalo per godermi il panorama. Dei cani di pecora ci vedono dalla valle e cominciano ad abbaiare ma il pastore li richiama all'ordine e con tutte le pecore viene verso di noi e scambiamo qualche chiacchiera. Racconta della sua vita, del suo lavoro, delle varie montagne e del suo pascolo e noi accettiamo la compagnia e discutiamo di sentieri e località finchè dopo circa mezz'ora il lavoro chiama e noi ritorniamo sul punto trigonometrico. Firmiamo il libro di vetta e lasciamo il resoconto della giornata per poi dedicarci di nuovo al panorama.
La discesa è veloce, anche se nel primo tratto ci sono alcune difficoltà per Vito, ma le supererà eccelsamente. Discesa con poche soste, se non a Filicecchio per ri-godere della faggeta e poi "finalmente" giù al Piano Laceno dove una bibita fresca e un caffè faranno da "spartiacque" tra la prima parte della giornata e la seconda.

1 commento:

Anonimo ha detto...

You write very well.