lunedì 17 settembre 2007

Laceno ore 6.55... poesia del Lago al risveglio

La mattina era inziata per me alle ore 5.15 quando la sveglia suona e mi indica di iniziare a prepararmi zaino e attrezzatura per tentare l'avventura a cima Cervialto. Alle 5.45 mi avrebbe aspettato l'amico Federico in piazza, pronti e decisi a partire presto per farci regalare da madre natura lo spettacolo del Laceno all'Alba... la giornata non è delle migliori, la foschia è presente in cielo a causa di un'elevata umidità, ma la voglia del Piano Laceno era sempre più forte. Si parte in auto, si raggiunge Montecorvino Rovella, ad Acerno si devia per San Leo (traversa Masseria Cugno) per evitare il Paese, sbuchiamo alle croci di Acerno, proseguiamo per la SS 164 fino a Bagnoli Irpino e saliamo al Lago. Alle 6.50 siamo arrivati e lo spettacolo ad accoglierci è tra i più suggestivi che la mia pluriennale esperienza Lacenese mi aveva mai proposto. Una nebbia ci saluta all'inizio della salita, prima dello scollinamento, le gocce di condensa cadono sull'auto, il freddo pungente, la conca del Lago che non emergeva da sotto quella cappa bianca, le mucche che pascolavano libere in uno scenario da altri tempi... l'impressione da zona lacustre era delle migliori e cosi decidiamo di arrivare e posare le auto prorpio in prossimità della riva. Scendiamo, mettiamo i maglioni per reggere a quei circa 3° di freddo fuori stagione e iniziamo ad attraversare l'area attrezzata sotto alberi enormi che si trova vicino al Laceno. Li la natura dava sfoggio della sua intoccabile esclusività... corvi che emettevano versi che rimandavano a paesaggi e posti non frequentati, il silenzio interrotto solo dal loro gracchiare di qua e la, il posarsi di alcuni fagiani tre le panche di legno e l'erba, lo sbuacare di alcuni vitelli nella nebbia e ragnatele argentate , tessute come dei ricami perfetti tra le seggiole e i rami spezzati dal vento di alcuni faggi... addirittura in riva si poteva ascoltare il saltellio di alcuni pesci che all'assenza di presenza umana si facevano vivi e ridavano al Lago quella sua naturalezza dal sapore antico e spettrale. I rami che fuorisucivano dalla riva circondati da nebbia, il fango, il freddo che si alzava sotto forma di vapori gelidi e la brina... questa è l'esperienza vera di vivere la Montagna rude e selvaggia, ma meglio dico se parlo dell'esperienza del lago Laceno che con la sua incredibile magia, incanta ogni qual volta lo vado a trovare e sempre si trasforma, da luci, colori, suoni, ombre e forme di vita...

(Angelo Mattia Rocco)

Puoi visionare le foto cliccando qui

Nessun commento: