lunedì 17 settembre 2007

Cima Cervialto 1809 m... disavventura nel finale

Lasciato il Piano Laceno, la direzione è verso il Colle del Leone, dove lasciate le Auto ci dirigiamo a piedi all'imbocco del sentiero n.113 del CAI che conduce sulla cima del Cervialto. La spedizione forte dell'avventura alla Tannera di 2 giorni prima si avventura, con 5 membri, cartina del CAI, bussola e tutto ciò che occorre per affrontare un'escursione in massima sicurezza (da ringraziare per questo Federico Alvino). Il sentiero dapprima è molto molto semplice, agevole e molto "camminabile", in poco tempo si raggiungono diverse postazioni e alcuni bivi che portano ad altri sentieri, ma la facilità dello stesso porta a rilassarsi e a seguire con rapidità la strada giusta. Ogni tanto davamo uno sguardo alle cartine per orientarci sul quanto mancasse alla vetta e su come tornare magari per un altro sentiero. Lungo il percorso suggestivi sono gli alberi dalle bacche rosse e nere e la visione nel primo tratto del Piano del Cupone e del Monte Raiamagra. Dopo circa un'oretta il sentiero diventa più affascinante e lascia il posto a faggi altissimi e a stupendi viali e valli con distese di foglie rosse. Spettacolare è il passaggio per un faggeta (circa a quota 1600) costellata da arbusti alti e grossi che ne rendono lo scenario suggestivo. Arrivati a quota 1670 circa, il sentiero prende una deviazione dritta ad EST proesguendo per le Creste del Cervialto, un sentiero molto duro (se si considera l'attrezzatura in spalle) che si inerpica per diversi metri fino al raggiungimento della cima. La cresta che porta su è intervallata a metà da un piccolo falso piano e mentre si sale si inziano ad ammirare le bellezze del panorame. A SUD il Piano Migliato si estendeva sotto di noi con il suo fascino, e sopra di esso era possibile ammiare la catena del monte Eremita-Marzano e in lontananza i monti Alburni. Girandosi alle spalle visibilissimo il Monte Raione, il Monte Castello e le cime di Montecorvino Rovella, nonchè voltandosi a NW il Monte Raiamagra e tutta la catena del Lago Laceno. Arrivati in cima lo spettacolo è davvero entusiasmante...arrivati alla stazione metereologica della Regione Campania si apre la vista al Lago Laceno (finalmente da una visuale diversa dal Raiamagra), alla Basilicata e all'Adriatico. Inoltre la caratteristica del paesaggio è data da alcuni pianori che danno l'impressione di un'origine vulcanica, il più grande e esteso è sicuramente quello che si estende tra la Cima e l'anticima. Dopo aver consumato qualche panino, bevuto e fatto un brindisi con la coca-cola, oltre alla foto di rito, raggiungiamo l'anticima dove è posto oltre al punto trigonometrico il fantastico "libro di vetta". Ci siamo fermati a leggere per un'ora tutte le avventure degli altri escursionisti, le loro firme e le loro simpatiche frasi, dopdichè anche noi abbiamo lasciato il nostro segno con firme e il racconto della nostra avventura. Lasciato e posato il libro, l'opzione più semplice sarebbe stata quella di proseguire per il sentiero precedente ma la voglia di scoprire altri sentieri ci prende e cosi decidiamo di prendere sempre il n.113 per raggiungere il piano Laceno. Purtroppo li un cane di pecore ci aggredisce e cosi dobbiamo tornare indietro. Alla fine i più esperti del gruppo, optano per scendere ad AZIMUT, ossia puntare con la bussola la direzione del Piano L'acernese (W) e scendre nella montagna tra i fittissimi boschi. L'operazione procede un po a rilento per la difficoltà di uno dei membri della spedizione e cosi iniziano i primi problemi... si iniza a perdere molto tempo. Dopo diversi minuti, si giunge ad un salto di circa 2 m che conduce su una mulattiera, effettuiamo questa discesa in 3 mentre altri 2 in difficoltà devono far uso della corda per calarsi senza problemi. La difficoltà dimostrata a scendere ad azimut di uno di noi ci impone di lasciare il taglio della montagna e proseguire per quella mulattiera, sempre tenendo conto della bussola. Scendendo per questo sentiero ci rendiamo conto di arrivare troppo a SUD e ad un certo punto la stradina si perde nella montagna, in un'altra faggeta. Si deve per forza scendere di nuovo ad azimut. Puntiamo ad W e scendiamo, il pendio è umido, pieno di foglie e molto molto pendente, scendiamo di molto finchè inziano i problemi seri. La deviazione della mulattiera ci aveva portato troppo lontani dall visuale del Piano L'acernese e cosi ci ritroviamo in un grande Vallone , causato (ci hanno detto dopo) da una grande frana qualche hanno fa, impervio, fangoso e cedevole. Una pietra si stacca dalla parete rocciosa, dinanzi a noi una collina, la visuale era persa e l'unico rimedio era la bussola e la cartina. Per un attimo c'è stato un po di panico, ma dopo ci siamo decisi, calmati e cosi abbiamo puntanto su un'altra collina verso NE, per osservare eventuali buchi tra gli alberi che ci potessere far osservare il Piano Laceno. Questa volta la direzione è il N, decisi ad arrivare al Laceno e farci dare un passaggio al Colle del Leone per recuperare le auto. Ancora una volta le difficoltà rimangono enormi, il sentiero era troppo scivoloso e ripido, ognuno di noi cade diverse volte e qualcuno si fa anche leggermente male. Decidiamo per non perdere tempo di fare un ponte umano, e di proseguire in parallelo per segnalarci le posizioni e osservare più montagna possibile. Dopo altri numerosi sforzi raggiungiamo una larga Faggeta, dal sentiero meno impervio, continuiamo a darci segnalazioni a catena e alle 18.15 raggiungiamo il Piano L'acernese. La dissavventura finisce, ci abbracciamo e tiriamo un sospiro di sollievo. La paura non era tanto quella di essersi persi, in quanto con la bussola e la cartina avevamo idea di dove eravamo, ma semplicemente quella di perdere molto tempo e rimanere chiusi dopo il tramonto, con la preoccupazione di rimanere una notte nei monti.

Ecco il servizio fotografico : clicca QUI

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