
La mattina del 2 Settembre parte con presupposti completamente diversi, dopo un anno dalla scoperta di questa cima e dopo essermi affezionato alle sue creste da socio del CAI chiedo se è possibile sostituire il libro di vetta che ormai è al termine e Sandro ci da fiducia consegnandoci il quadernino nuovo con tanto di scritte e di adesivi ufficiali. Ma nonostante l'impegno affidatoci e nonostante la voglia di battere il mio personale record di raggiungimento in un anno, non abbiamo voglia di arrivare in cima dal solito posto con la sicurezza di giungervi, ma tentiamo una nuova strada mettendo in conto di poterci fermare per assenza di sentiero. L'obiettivo di giornata è l'intero sentiero 113 del CAI partendo dall'Altopiano Laceno esattamente dal Campeggio Zauli, ma noi convinti di ciò che stavamo facendo e vogliosi di avventura lasciamo l'auto all'imbocco di via Sorgente Tronola e proseguiamo a piedi su strada asfaltata fino al Campeggio Bruno Zauli. Dal Campeggio parte ufficialmente il sentiero ed è facilmente rintracciabile percorrendo la strada che va verso il Piano l'Acernese e girando a sinistra sul primo ponticello verde (con tanto di segnalino rosso bianco e scritta 113) che conduce su una carraia. Dapprima non convinti della decisione per l'assenza di segni, continuiamo per questa strada scorgendone qualcuno eroso dal tempo. Questo è un sentiero "vecchio", non battuto da diverso tempo e soprattutto la


L'emozione è fortissima, apro il "cofanetto", prendo la penna, leggo la mia ultima avventura e sull'ultima pagina a disposizione scrivo il resoconto della giornata e l'emozione che avevo nel compiere quel gesto che facile e banale all'apparenza per me significava molto. La firma su quell'ultima pagina e il ringraziamento a Sandro fanno da cornice al rituale del cambio, dove Federico prendendo il quaderno nuovo dallo zaino lo consegna nelle mie mani ed io riscrivendo l'avventura e rifirmando lo pongo a custodia del "mio" Monte.
La missione è stata superata, l'esito positivo, l'entusiasmo e alle stelle e la giornata è di quelle difficili da dimenticare. Siamo solo da 2 giorni nel mese dell'autunno e qui sopra già si respira quell'aria frizzantina di inizio Novembre, il vento freddino, il sole pallido e la vallata dormiente conciliano la pace del corpo e cosi sdraiati su quelle rocce e poggiano la testa con un cappello sul viso riposiamo per circa 45 minuti nel silenzio totale. Ed ancora una volta ciò che dentro si prova è ancor diverso e penso che mai ci sarà giorno in cui una cima mi darà sensazioni di stanchezza e di ripetitività.
Il riposo è rigenerante, la giornata passava tranquilla ma noi non avevamo fretta e ancora per un'altra mezz'ora decidemmo di stare li in compagnia della natura finchè dopo aver mangiato non prendemmo via verso le cresta Sud Occidentali e attraversata la Conca

Discesi dalle creste poi ci rilassiamo camminando nel sottobosco di quelle alte faggete, tra i tornanti aperti al Polveracchio e le distese di erbe dove in Luglio vi spadroneggiavano le fragoline di bosco e a Filicecchio come per magia e per l'ennesima volta sento gli alberi "parlare" e scommetto che in quell'istante qualcosa su di me la stavano pensando e spero non in negativo. Dispiace solo che stavolta la solita sosta non c'è stata ma abbiamo proseguito dritti e veloci fino alla sbarra dove però stavolta abbiamo cambiato rotta e siamo scesi all'interno del bosco sbucando al Piano dei Vaccari e dal Piano dei Vaccari dritti in un altro bosco eccezionale e somigliante ai Temponi del Cervati (solo più basso) uscendo poi al Piano L'acernse esattamente sotto l'albero che ci apparve dopo la disavventura il 16 Settembre del 2007. Sotto quest'albero foto ricordo e una chiacchierata di rilassamento ma poi continuando ancora per i prati passiamo per i fontanili in pietra (senza acqua) e giungiamo "purtroppo" alla fine del sentiero e imbocchiamo la strada asfaltata che percorreremo per circa 2 km fino al Campeggio Zauli, dove ovviamente ci ricongiungiamo alla via Cervialto per poi riprendere via Sorgente della Tronola e arrivare alle auto.La giornata escursionistica volge al termine ma non certo quella dello sforzo e della fatica dato che ci attendevano le nostre bici da corsa e attorno all'anello del Laceno altri 60 km avrebbero messo fine a quella che è stata un'avventura, un'emozione e un ricordo che vivranno limpidi e vitali per sempre nel nostro animo.
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