
La fontana della Tronola come al solito immagine fissa di un viaggio-ricordo mi riappare davanti e con il suo gocciolio sottile riempie le bottiglie che vi portiamo ogni volta e noi beviamo quell'acqua come un filtro, un elisir che ci proteggerà lungo il cammino. Il cielo umidissimo, le goccioline d'acqua si tramutano in sudore e solo di tanto in tanto la "nostra stella" fa capolino, ma quando si è già ad altezze rilevanti e sopratutto alla quota magica di 1100, su un altopiano a te noto è impossibile tirarsi indietro. Il cammino a differenza del solito non parte dal duro asfalto ma per ferma decisione del collega Walter si sosta dinanzi ai tavolini e alla fresca fontana del Campeggio Zauli, posto divenuto ormai familiare e dal sapore ormai antico. Gli alberi iniziano ad avere una "faccia" stanca, c'è già chi si fa la tinta e inzia a mostrare ciocche colorate vanitosamente, altri invece ostentano giovinezza e sopratutto potenza ma si percepisce che sono al calar della loro eccellenza. Le pietre della carraia diventano molto grige, la luce cala, il bosco si infittisce e il sentiero come ovvio si perde tra i faggi mentre il vallone attraversato il martedi comincia a divenire tetro. Il caldo avvolge il bosco, lo riusciamo a vedere con gli occhi e sopratu

All'uscita dall'idilliaco loco si aprono le altre gobbe e notando una vetta alta sorpassiamo altri alberi puntando verso il basso e risalendo, raggiungendola; ci rendiamo subito conto di non essere al culimine e cosi riscendendo e risuperando altri clivi boscosi giungiamo sulla vetta del luogotenente Cervarolo, colui che aiuta l'imperatore Cervialto nel lavoro di guardia contro le intemperanze dell'uomo.
La gobba principale ci sostiene a tre, con Adriano e Federico soddisfatti ed io entusiasmato ancora una volta da quel fazzoletto d'Irpinia visto da un'altra angolazione, vorremo stare li ancora molto ma la vista del "gigante" ci fa subito capire che Giamberardino richiama all'oridine per proseguire "lo passo antico". Ritorniamo velocemente al punto sbagliando anche leggermente strada ma raccapezzandoci subito e cosi su per i faggi chini e i crinali scoscesi, incontrando anche un amico serpente di sfuggita nel tronco di un albero, giungiamo sul dorso del sovrano e con una corsa immane tocco per la ottava volta la sua corona, li sulla sua vetta.
Pnso e ripenso agli altri giorni, alle avventure, alla neve, al Maggio freddo, alla nebbia di Luglio, al cielo terso di Agosto, alla prima volta

Cervialto ormai ti conosco, mi rendo conto della tua "vita" e ci credo davvero al fatto che in fondo percepsici la nostra presenza, ma sopratutto vedo al cielo e sento colui che nell'eternità e nell'antichità ti creò, cosi alto e lontano da noi per far si che salendoti e scalandoti potessimo ammirare il Suo Creato.
Nessun commento:
Posta un commento