martedì 17 giugno 2008

Rifugio Panormo - Cima Panormo...atto estivo

Domenica è stato tempo di allontanarsi dai nostri vicini ed esploratissimi Picentini per tornare sul massiccio "bianco e candido" degli Alburni... bianco per le sue "lame" che scendono a strapiombo lungo la montagna e "candido" per la sua atmosfera pulita e pura. La Cima del Panormo in inverno ci aveva colpito positivamente, l'avventura fu piacevole e la vetta un vero e proprio paradiso da dover rivistare in estate alla luce di colori e atmosfere diverse. Cosi, all'alba partiamo io, Walter ed Eduardo e dopo aver preso l'autostrada ed esser usciti a Campagna, passando per Serre, Controne, Castelcivita e Ottati giuugiamo finalmente agli 11 km finali che dal Cimitero conducono al Rifugio Panormo a 1300 msm. La salita verso il Rifugio è già il sintomo di come la natura si sia rigenerata in pochi mesi ed era praticamente irriconoscibile quel passaggio tra le verdi fronde e i faggi che rendevano la strada buia considerando il ricordo di un percorso brullo, secco e spoglio invernale. Al Rifugio posiamo l'auto in uno dei pianori vicino al primo inghiottitio (completamente pieno di alberi) e ci rechiamo alla struttura per salutare il gruppo Scout di Battipaglia e per iniziare ad organizzarci per il sentiero. L'impatto non è stato positivo a dire il vero, la vegetazione cosi fitta e differente per un po di tempo mi ha tenuto impegnato nel trovare l'imbocco, ma dopo una mezz'oretta nel pianoro finalmente dalle piante si scorge il pozzo-abbeveratio che delimita l'inizio della scalata. Prendiamo subito piede allora nel bosco caratterizzato da Faggi, Cerri e Querce e passando sotto degli alberi inclinati e vicino una roccia calcarea simile ad un dolmen arriviamo in poco tempo al bivio per Lauro Fuso- Pedata della Lepre e Vuccolo dell'Arena - Cima Panormo. Ovviamente la direzione è verso la Cima e girando verso il sentiero impervio entriamo in una nuova faggeta, praticamente buia dove solo ogni tanto qualche raggio di sole penetrava tra gli alberi e colpiva dei tronchi caduti e bruciati dai fulmini facendoci scorgere piccoli funghi tra i muschi. Il cammino non è molto agevole, il tappeto di foglie è bagnato per le piogge, c'è un po di fango e sopratutto c'è molta umidità, ma nonostante tutto non ci fermiamo e a metà strada per il Vuccolo incontriamo anche altri tre escurisionisti di Nocera e Pagani che si uniscono a noi nella traversata. Tra qualche chiacchiera e presentazione giungiamo al Vuccolo dell'Arena dove purtroppo per la vegetazione non riusciamo a vedere le "lame" e cosi armati di determinazione giriamo sulla destra prendendo i tornanti che ci porteranno nel fitto di un bosco che già in inverno è intricato e complicato, un vero e prorpio labirinto naturale. Questo "labirinto" reso difficile da alberi dal basso fusto ben presto ci conduce all'inghiottitoio principale e al passaggio tra altre due "ventare" dove spicca un enorme Tasso Baccato, forse uno dei più grandi esistenti sulle nostre montagne. Pochi passi ancora e finalmente si è allo scoperto sul costone che però a differenza dell'altra volta ora è ricoperto da campi di orchidee selvatiche altissimi e da erbe abitate da bombi e vespe. Superiamo questo tratto con un po di apprensione ma ben presto la strada punta dritto verso l'alto sulla Cima Panormo che raggiungiamo sul sentiero di cresta. Dalla vetta la visuale aperta a 360° ci permetteva di osservare le nebbie e le nuvole basse che si scontravano contro le rocce calcaree e che creavano dei vortici bianchi da paura ed inoltre visibilissimi erano i pianori di partenza. Sediamo per un attimo al punto trigonometrico, salutiamo la guida più esperta degli Alburni Nicola Tuccino (c'è una lapide in vetta) e prima di dividere la spedizione facciamo una foto ricordo tutti insieme. Gli amici scenderanno dritti nel bosco per raggiungere il Rifugio, mentre noi continueremo ancora in vetta verso la vista del Figliolo, ma vi resteremo solo il tempo di scattare qualche altra foto e di vedere le nebbie diradarsi e lasciar posto alla piana sotto Sicignano. Spettacolo entusiasmante, montagna selvaggia, aspra e "incontaminata" dall'uomo. Lo sguardo si perdeva all'orizzonte ma purtroppo il pensiero era rivolto sempre a delle nuovle minacciose e a dei tuoni che non promettevano niente di buono. Allora zaini in spalle e giù per il sentiero, anche se incontriamo alcune difficoltà per rientrarne nel "labirinto", i segnali del CAI si perdevano tra le erbe e solo dopo tanti tentativi riusciamo finalmente a trovare la strada e a proseguire verso i pianori. L'uscita dal bosco è stata delle più spettacolari con il sole a battere sulle felci rese di un verde carico che colpiva gli occhi e lasciava soddisfatti, inoltre la piana verde e il cielo azzurro rendevano il tutto magico e piacevolissimo. Arrivati al punto di partenza entriamo nel Rifugio Panormo dove ritroviamo gli amici di prima che ci offrono da bere e insieme a loro rimarremo per oltre un'ora seduti a tavolo, intorno al camino a raccontare storie di escursionismo e sentieri montani, finchè il freddo non ci ha convinti ad uscire allo scoperto e a metterci al sole a scattare qualche altra foto.
La giornata sembrava ritornare buona e cosi armati di macchina fotografica ci sentiamo in dovere di immortalare tutto ciò che è possibile immortalare, giriamo ed esploriamo piane e doline, troviamo particolari funghi, piccole sorgenti e insetti montani.
La giornata volge al termine, il sole si fa più basso e appagati e stanchi ritorniamo all'auto per scendere verso la Piana del Sele. Entusiasmante anche il ritorno con gli Alburni da Controne immersi tra le nuvole, impressionanti e maestosi...ed il pensiero di esser stati prorpio li su dove il silenzio domina e l'uomo non può far altro che diventare parte della montagna.

2 commenti:

patch87 ha detto...

Bellissima giornata! :D

Anonimo ha detto...

good start