martedì 6 gennaio 2009

Laceno da -12°

Erano anni che ormai i tentativi si susseguivano, alla ricerca di quel momento cruciale, li dove il gelo arriva al culmine, il calore si disperde nell'azzurro cielo e le nebbie cullano la valle facendola piombare nelle "grigie" tenebre dell'inverno. Le "tenebre" buone, le "tenebre" che incutono timore e riverenza ma nello stesso tempo la gioia di vivere la vita della natura in uno dei suoi momenti più particolari e affascinanti che possano esistere. Le croci di Acerno già bianche e galavernate, preludio di quel che avevo già "pianificato", mi conducevano rapidamente lungo le strade delle valli Irpine che portano nel "cuore" pulsante della "passione". La mattina iniziava a prendere il sopravvento e già si notava tra i castagneti candidi il "bussare" del sole. Dal basso pian piano riesco a notare le vette del Laceno che con sforzo e fatica continuavano a proteggere l'altopiano dai "princìpi del caldo" mantenendolo freddo e compatto per il nostro arrivo. Dalle curve spicca Nusco sul suo eremo, Montella al risveglio, la valle in piena inversione termica e d'un tratto Bagnoli con i suoi camini che "fumavano" uniformemente verso l'alto "graziati" dal vento. Sono le 8.00 e al paese ci sono circa -3°, alla Torre aspettiamo l'amico Michele e poi senza perder tempo circumvallando il centro storico raggiungiamo il campo sportivo e cominciamo la salita per il Lago. Lungo la carreggiata il freddo diminuiva come era logico, la valle si allontanava e il cuscinetto creato in questi giorni non arrivava fino in quota ma ristagnava nelle conche e nelle piane. Dal Belvedere grande Bagnoli sembra un piccolo presepe e il tappeto creato dai tetti dello "stesso colore" vengono interrotti solo dal campanile di San Domenico e dall'imponenza della Chiesa Madre.
Intanto superato l'ultimo tornante e scongiurati i pericoli del ghiaccio arriviamo nei pressi della fontana, la temperatura è ancora di -3° ma al passaggio sotto gli splendidi alberi galavernati del Colle Molella si passa immediatamente al gelo toccando i -7°. L'altopiano nella notte aveva "incamerato" tutto il freddo possibile facendo perdere nell'aria il suo calore e trasformando ogni cosa presente su di esso. Il sole faceva capolino verso la piana ma dal valico le nebbie che si levavano facevano scomparire il panorama sottostante. Fermiamo l'auto per osservare meglio le "prodezze" della natura e ci sembra di esser su una cima tra le nuvole, affacciati ad una finestra immensa creata da due alberi e dalle loro chiome. Per un attimo vedendo quegli alberi mi è sembrato di veder tutto fiorito. La neve si "arricciava" e si "arrotolava" su ogni singolo singolo ramo creando dei "petali" ovattati e dei "fiori" di cotone e alle nostre spalle l'azzurro elettrico del cielo ci invitava a raggiungere la valle per ricevere le nuove sorprese. Cosi giù da quell'avamposto ci "immergiamo" nel "nuovo mondo", lasciando le "terre alte e soleggiate" per "nuotare" nella laguna di nebbia. La ghiacciaia Laceno prende il sopravvento, dai -7° piombiamo a -12° in un secondo, la visibilità è bassa, il viale alberato avvolto dalla foschia, tutto taceva. Alcune inferriate ed un cancello erano letteralmente pietrificati, la gelata sui ferri e sui rami qui al piano assumeva altre sembianze e tutto appariva come coperto da schiuma. L'asfalto rigido e scorrevole si percepiva nell'auto e il lago sulla nostra destra come "disperso" sembrava essersi trasferito altrove. Sbuchiamo sotto le pendici del Cervarolo e del Cervialto dove il giorno era arrivato e lasciamo il tunnel "oscuro". Il Raiamagra regnava placido nella sua forma dormiente, completamente rivestito da un manto ornato di neve bianca e ghiaccio azzurrino, la Montagna Grande più esposta al sole invece cominciava a scrollarsi alcuni colori e appariva candida tesa verso le nebbie che ancora "abitavano" sull'intero altopiano e soprattuto sulla superficie "inesistente" del Lago. Alla Cappella di Santa Nesta sostiamo per raggiungere dei salici congelati, i loro rami sembravano fuochi d'artificio a cascata esplosi nel firmamento limpido e sereno, silenziosi, affascinanti e animati soltanto da una inspiegabile emozione percepibile a vista.
Verso le 9.00 le foschie si diradano, l'acqua del lago compare , brilla e luccica come comparsa da un gioco di prestigio di un "mago eterno". Immensa distesa di cristallo resa ancor più evidente dal candore della pianura che contornava ogni ansa e ogni riva dal ponte alla statua del crocefisso posta all'inizio del Laceno. In riva le piante scrollavano dalle chiome gli aghi del gelo e una "nevicata" a ciel sereno toccava le nostre teste e si posava placida sulle "coste" del lago, tanto che all'improvviso dal suo "specchio" si ergevano come soldatini di piombo tantissime "figure bianche" che "marciavano" verso la sicura fine contro il "nemico" sole che pian piano li sconfiggeva sciogliendoli definitivamente. L'ostello abbandonato trasformato in un soggetto intonato al contesto rappresentava uno spunto visivo particolare e il Cervialto osservato frontalmente ci "guardava" perplesso come "arroventato" dal riflesso della luce sulla neve e sul lago ghiacciato.
Il freddo per tutta la mattinata seppur intenso non aveva attecchito sulle nostre ossa e ci aveva permesso di camminare tranquillamente in quel comprensorio "rinnovato", quasi a capire le nostre sensazioni e a rendersi partecipe della nostra avventura, consapevole ancora una volta della nostra presenza e del nostro "amore" nei confronti di quel posto che l'ospitava. Gli ultimi sguardi intrisi di ricordi giovani e "antichi" si allontanavano dall'altopiano dirigendosi verso Bagnoli Irpino, lasciando al tempo e alle stagioni quello scenario commovente e intrigante che regna per un attimo per poi scomparire nell'attesa di un ritorno impossibile da prevedere.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Splendido paesaggio!!