martedì 9 settembre 2008

Campeggio Zauli - Cima Cervialto 02-09-2008 (Sostituzione libro di vetta)

Ultimamente il tempo è stato tiranno e non ho avuto possibilità di aggiornarvi sulle nostre avventure, ma questo pomeriggio mi sembra adatto e cosi sono qua per "regalarvi" l'emozione vissuta il 2 Settembre in compagnia dell'amico Federico. La settimana prima ci eravamo lasciati con la mia sesta volta al Cervialto e la storia continua perchè da allora altre due volte sono stato in cima, ma con delle differenze che ora vi spiegherò.
La mattina del 2 Settembre parte con presupposti completamente diversi, dopo un anno dalla scoperta di questa cima e dopo essermi affezionato alle sue creste da socio del CAI chiedo se è possibile sostituire il libro di vetta che ormai è al termine e Sandro ci da fiducia consegnandoci il quadernino nuovo con tanto di scritte e di adesivi ufficiali. Ma nonostante l'impegno affidatoci e nonostante la voglia di battere il mio personale record di raggiungimento in un anno, non abbiamo voglia di arrivare in cima dal solito posto con la sicurezza di giungervi, ma tentiamo una nuova strada mettendo in conto di poterci fermare per assenza di sentiero. L'obiettivo di giornata è l'intero sentiero 113 del CAI partendo dall'Altopiano Laceno esattamente dal Campeggio Zauli, ma noi convinti di ciò che stavamo facendo e vogliosi di avventura lasciamo l'auto all'imbocco di via Sorgente Tronola e proseguiamo a piedi su strada asfaltata fino al Campeggio Bruno Zauli. Dal Campeggio parte ufficialmente il sentiero ed è facilmente rintracciabile percorrendo la strada che va verso il Piano l'Acernese e girando a sinistra sul primo ponticello verde (con tanto di segnalino rosso bianco e scritta 113) che conduce su una carraia. Dapprima non convinti della decisione per l'assenza di segni, continuiamo per questa strada scorgendone qualcuno eroso dal tempo. Questo è un sentiero "vecchio", non battuto da diverso tempo e soprattutto lasciato come fu fatto la prima volta a livello di segnalazioni, ma l'essenza del Cervialto va respirata e a me stuzzica questa via. La carraia dapprima ciottolosa ad un tratto si interrompe in mulattiera e sbagliamo anche direzione perchè facendoci prendere dalla semplicità del percorso non ci rendiamo conto inizialmente che il sentiero prende una netta piega sulla sinistra all'interno di un fitto bosco, tra rami, foglie e faggi spettacolari. Il manto di foglie accarezza i piedi, ogni tanto qualche ramo ci fa inciampare e la pendenza non è delle più semplice, i segnali fanno capolino ogni tanto sulle cortecce fino ad un vallone che costeggeremo per qualche metro. Dal vallone successivamente ci sposteremo vero l'interno ricongiungendoci su una mulattiera che lasceremo sulla destra e proseguendo nel bosco con un cambio di salita repentino in una piccola traccia di sentiero che fa serpentina tra rocce e rami con tornantini entusiasmanti. Siamo gasati, saliamo molto veloce e rimaniamo colpiti dai giochi di luce che il sole fa tra i rami , ma all'improvviso ci ritroviamo alla fine di questa salita su una mulattiera larga a doppio proseguimento. Le possibilità sono due continuare sulla destra o proseguire sulla sinistra, ma sia il buon senso che la cartina ci fanno prendere decisi sulla sinistra fino ad una piccola radura dove il sentiero al fianco del canalone-vallone riprende fitto e pendente. Si attraversa una faggeta giovane molto basse e in questo tratto i segnali non ci sono cosi dopo qualche minuto di cammino ne ritroviamo uno e proseguiamo tranquilli. La vegetazione cambia, i faggi diventano più alti e alle spalle ora è possibile scorgere il Lago e l'altopiano Laceno e quando questi non saranno più visibili si aprirà dinanzi a noi una faggeta dalle radici particolari, simile alla tana del lupo del Polveracchio, che ci fa capire che siamo arrivati alla Valle di Giamberardino. Da questa valle davvero caratteristica ci spostiamo fuori pista per un attimo allo scoperto raggiungendo le creste di Cervarolo ma evitando di salirvi sopra lasciandocelo per la prossima avventura. Cosi, ritorniamo sul sentiero, attraversiamo un'altra giovane faggeta fitta e bassa finchè la strada non si apre su un bosco dai faggi chini (stile Terminio) che in alcuni metri ci conduce al Varco di Giamberardino ad oltre 1500 m, dal quale poi con una deviazione netta sulla destra prosegue il sentiero verso il Calancone e le coste di Cervialto. Il sentiero ora diviene altamente complesso per l'inclinazione, ma il passo è davvero impressionante e anche dove il bosco si stringe fitto noi passiamo velocissimi incuranti di tutto e tra arbusti, fogliame e canalini scivolosi finalmente scorgiamo il cielo azzurro tra gli alberi. Alla vista del cielo lasciamo il sentiero e tagliamo dritti, sbuchiamo su una valle verde, un prato stupendo di fronte il Cervarolo e il Cervarulo e le coste di Cervialto ora ci sembrano cosi vicine che la fatica si perde e comincia l' "arrampicata" finale verso il "trionfo". L'erba è alta ed è un periodo eccezionale questo per i Picentini, dove la secchezza non si è fatta viva e tutto è rimasto verde al contrario del giallo e del secco del 2007. Il passo in quell'erba alta era abbastanza pesante ma la vista della struttura in ferro del punto trigonometrico mi fece sentire più forte e in men che non si dica vi giungemmo posando zaini e attrezzatura prima di aprire il faretto dove vi è posto il libro di vetta.
L'emozione è fortissima, apro il "cofanetto", prendo la penna, leggo la mia ultima avventura e sull'ultima pagina a disposizione scrivo il resoconto della giornata e l'emozione che avevo nel compiere quel gesto che facile e banale all'apparenza per me significava molto. La firma su quell'ultima pagina e il ringraziamento a Sandro fanno da cornice al rituale del cambio, dove Federico prendendo il quaderno nuovo dallo zaino lo consegna nelle mie mani ed io riscrivendo l'avventura e rifirmando lo pongo a custodia del "mio" Monte.
La missione è stata superata, l'esito positivo, l'entusiasmo e alle stelle e la giornata è di quelle difficili da dimenticare. Siamo solo da 2 giorni nel mese dell'autunno e qui sopra già si respira quell'aria frizzantina di inizio Novembre, il vento freddino, il sole pallido e la vallata dormiente conciliano la pace del corpo e cosi sdraiati su quelle rocce e poggiano la testa con un cappello sul viso riposiamo per circa 45 minuti nel silenzio totale. Ed ancora una volta ciò che dentro si prova è ancor diverso e penso che mai ci sarà giorno in cui una cima mi darà sensazioni di stanchezza e di ripetitività.
Il riposo è rigenerante, la giornata passava tranquilla ma noi non avevamo fretta e ancora per un'altra mezz'ora decidemmo di stare li in compagnia della natura finchè dopo aver mangiato non prendemmo via verso le cresta Sud Occidentali e attraversata la Conca ci rifermiamo alla capannina per assaporare di nuovo la "quota". Lungo le creste la sensazione di percorrere un giro da anni come in un film che al girar della pellicola ti fa ricordare tutti i momenti vissuti e tutte le emozioni che basta stimolarle per riviverle. Mi giro di tanto in tanto per osservare ciò che osservavo sempre salendo dal Colle del Leone ed è tutto cosi particolare ed unico che non mi stancherò mai di ripetere la sua unicità.
Discesi dalle creste poi ci rilassiamo camminando nel sottobosco di quelle alte faggete, tra i tornanti aperti al Polveracchio e le distese di erbe dove in Luglio vi spadroneggiavano le fragoline di bosco e a Filicecchio come per magia e per l'ennesima volta sento gli alberi "parlare" e scommetto che in quell'istante qualcosa su di me la stavano pensando e spero non in negativo. Dispiace solo che stavolta la solita sosta non c'è stata ma abbiamo proseguito dritti e veloci fino alla sbarra dove però stavolta abbiamo cambiato rotta e siamo scesi all'interno del bosco sbucando al Piano dei Vaccari e dal Piano dei Vaccari dritti in un altro bosco eccezionale e somigliante ai Temponi del Cervati (solo più basso) uscendo poi al Piano L'acernse esattamente sotto l'albero che ci apparve dopo la disavventura il 16 Settembre del 2007. Sotto quest'albero foto ricordo e una chiacchierata di rilassamento ma poi continuando ancora per i prati passiamo per i fontanili in pietra (senza acqua) e giungiamo "purtroppo" alla fine del sentiero e imbocchiamo la strada asfaltata che percorreremo per circa 2 km fino al Campeggio Zauli, dove ovviamente ci ricongiungiamo alla via Cervialto per poi riprendere via Sorgente della Tronola e arrivare alle auto.La giornata escursionistica volge al termine ma non certo quella dello sforzo e della fatica dato che ci attendevano le nostre bici da corsa e attorno all'anello del Laceno altri 60 km avrebbero messo fine a quella che è stata un'avventura, un'emozione e un ricordo che vivranno limpidi e vitali per sempre nel nostro animo.

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