mercoledì 27 agosto 2008

Cervialto "6"... "mio" 26-08-208

La 2 giorni alburnina è passata cosi in fretta che il giorno dopo la voglia di Montagna era ancora forte e il ricordo dell'Urto e del Figliolo erano cosi vivi che stare in casa è risultato davvero una tortura. Il lavoro mi ha preso tempo in questi giorni e la montagna ha aspettato, ed io in questi lunghi 10 giorni di "astinenza" mi sono "salvato" salendo di tanto in tanto a quote medie in auto ad osservare l'Accellica e i Picentini in generale.
Domenica purtroppo la tanto attesa escursione alla Tempa del Castello è saltata, il CAI ha ceduto il posto al dovere e cosi ieri, preso anche dalla frenesia di ritornare in alta quota "concludo" un'infrasettimanale eccellente al "mio" amatissimo Monte, quel monte che vi sta assillando in questa pagine. Bellizzi in questi giorni era "bollente" e le strade che tiravano verso Acerno ieri mattina erano cosi scorrevoli e piacevoli che anche il ritardo di 45 minuti dell'amico (anche se l'ho davvero odiato per un attimo : ) ) Eduardo alla fine è passato in secondo livello, sarà stata forse anche la saggezza di Vito a trattenermi.
Lago Laceno ci accoglie per l'ennesima volta (45° volta per me), la veste non è delle migliori, il tempo è si sereno ma non eccellente, qualche nuvola all'orizzonte. Montagna Grande ora è visibile ai miei occhi, è riconoscibile e il Cervialto dall'alto dei suoi 1809 metri già ci faceva assaggiare l'ebrezza dell'evento. Allora via verso la solita stradina di pianori e al Colle del Leone dove non sostiamo ma proseguiamo fino all'imbocco del 113. Il vento tra i rami, quela strada familiare e quella passeggiata cosi densa di significato. Come d'obbligo e da tradizione ci affacciamo a quella che noi chiamiamo "la torretta del bellizzese" e poi con passo deciso prendiamo fin sotto le creste e saliamo ancor più prepotentemente su quelle rocce dove alla vista della "casupola" alzo le braccia al cielo e indico il numero 6 con le mani. Ormai questo monte mi da la sensazione di conoscermi, mi trovo a mio agio e ogni volta che salgo ho sempre meno difficoltà nel salire e nell'approcciarmi a lui. Dalla stazione idrometereologica, invece di sostare come facciamo di solito, il passo è diretto verso il libro di vetta dove però prima di arrivare sul puntro trigonometrico troviamo tantissime percore e altrettanti cani. Eduardo il più esperto in materia cammina tranquillo domando gli animali da guardia, io e Vito restiamo più indietro ed aspettiamo il pastore. Al libro di vetta scambiamo qualche chiacchiera con Giuseppe di Calabritto (il pastore), ricordiamo vecchi episodi e inziamo a "banchettare" e fare brindisi con coca cola e girella alla nutella. Su quelle rocce ci riposiamo per diverso tempo ed io di tanto in tanto mi voltavo per cercare con lo sguardo il sentiero che scende verso la valle di Giamberardino per effettuare la salita dall'altro versante un giorno. Intuisco probabilmente l'innesto ma non ne sono sicuro e cosi in solitaria mi avvio verso le creste di Cervarulo e godo dello spettacolo dell'Eremita e dell'Altillo.
Le nuovle stavano per prendere il sopravvento, la termoconvettivià faceva il suo lavoro estivo e cosi decidiamo di scendere. Sotto le creste altra sosta sotto una piccola faggeta e a Filicecchio dove ascoltiamo per l'ennesima volta la "voce degli alberi" e con tutta tranquillità dopo aver riflettuto e dopo esserci rilassati ritorniamo al "campo base" soddisfatti e orgogliosi della nuova impresa.

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