martedì 10 marzo 2009

La nevicata del 6 Marzo 2009

Il 6 Marzo rimarrà nella mia personale storia, una giornata da ricordare e da raccontare come un poema, un racconto eroico dal sapore mitologico. Qualcuno mi dirà sicuramente mi darà dell' "esagerato", del conta "balle", eppure vi assicuro che questa giornata ha avuto un qualcosa di particolare e affascinante che sa di "impresa".
La Montagna mi era lontana da parecchi giorni, l'ultima uscita risaliva ad una ciaspolata con il Club Alpino alle Acque Nere del Terminio e ormai la neve risultava un flebile ricordo. Oltre una settimana senza cammianre sentendo quel rumore rilassante e senza immergersi negli amati Picentini! Un vero calvario!! Avevamo provato a scalare qualche vetta, ma come una maledizione tutto ci respingeva. Il Monte Monna si nascondeva troppo dietro le nebbie, l'Accellica sfumava per impegni improvvisi, la vetta del Terminio per sopravvenute febbri e raffreddori nella spedizione...decisamente un periodo nero!
Occorreva ribaltare la situazione, passare dal nero al bianco recuperando il passato e la neve persa! Da qualche giorno ponderavo come agire e come muovermi e osservando le previsioni del tempo notavo con fermezza la possibilità di una bella nevicata "cittadina" proprio verso il 6 Marzo. Perplessità, confusioni e alla fine istinto e incoscienza. Venerdì mattina, sotto una pioggia battente si lascia la Piana del Sele, al mio fianco il fedele "scudiero" Vito, compagno di tante avventure, "superstite" di giornate al Cervialto e di estati al Raiamagra, collega della compagnia del "Laceno", ma assente incomprensibile dai campi "innevati". Ebbene si, Vito non aveva ancora visto la neve in vita sua e credevo che dopo 21 anni fosse giunta l'ora di rimediare.
La notte non avevo dormito neanche un minuto e la mattina ero sveglio e pimpante lo stesso, la direzione decisa verso Montecorvino Rovella, il tergicristalli in azione al massimo e aria calda per "pulire" il vetro dell'auto dalla condensa. Le parole non si sprecavano, eravamo concentrati, io con il cuore a Bagnoli Irpino, immaginandola già tutta bianca nonostante non avessi notizie dal paese. Il mio amico invece "ignaro" della situazione, tranquillizzato dalla parole del "conducente" che assicurava "un po di neve solo verso le croci di Acerno" (citazione personale) .
Ovviamente non credevo a ciò che dicevo ma dovevo convincermene; non avevo mai montato catene, non avevo mai camminato su strade innevate e non mi ero mai trovato sotto nevicate "live" in automobile...mi sentivo pronto ad affrontare rischi e pericoli pur di vedere ciò che volevo.
Superato qualche tornante dopo la Madonna dell'Eterno noto con un po di sorpresa qualche fiocco già misto alla pioggia e rimango alquanto sconfortato. Il mio pensiero ormai andava ad Acerno, avevo capito che li stava nevicando per bene ed ero sconfortato dalle parole di un amico bagnolese che mi parlava della strada dalla croci al paese, la quale in queste situazioni non veniva mai pulita. Quelle parole mi rimbombavano nella testa come un monito di prudenza misto a voglia di vedere di persona, ed infatti la macchina saliva tranquilla verso il primo valico. La fontana del vescovo era leggermente imbiancata, i fiocchi cadevano piccoli ma insistenti, "n'gopp o' vaccar" il paesaggio era splendidamente candido e la strada era coperta ad intermittenza. Guidavo piano, godevo la nevicata e nello stesso tempo facevo attenzione a curve, frenate e sterzate. Davo sempre un'occhiata alle macchine che scendevano per notare l'accumulo sui loro tetti e di conseguenza mi regolavo per il prosieguo. Al Valico la strada diviene difficile da interpretare. Tutto bianco, fiocchi grandi, castagneti ritornati ai fasti invernali. Parcheggio la macchina in una piazzola, sono combattuto sul da farsi. Vito non sa consigliarmi mentre guarda estasiato la sua prima nevicata ed io non avevo idea sulla viabilità verso Acerno. Dopo circa 15 minuti decido di proseguire lentamente e dopo il lungo rettilineo percorso a velocità ridottissime scopro con piacere la strada pulita. In quell'istante riprendo fiducia, vedo la meta riavvicinarsi e riprendo velocità. Nevica sempre, guardo in alto e noto "fiocconi" infrangersi sul vetro ma non attecchire per le precedenti piogge. Il cielo è diventato candido, l'atmosfera da paradiso e tutto fuori taceva come se la natura osservasse come noi spettatori umani. A "n'dramaciume" la situazione è tranquilla, ma man mano che risalgo verso Acerno la strada torna ad imbiancarsi, la variante è inagibile e all'ingresso della cittadina l'accumulo su tetti e auto è già di qualche centimetro. Fatico a frenare e in salita già qualche volta sento la ruota slittare, ma ormai son qui e voglio continuare. Attraverso il corso osservando i pneumatici della altre auto e quando arrivo all'imbocco di Via Montella, il Viale San Donato mi appare come in un sogno. Quegli alberi leggermente dipinti davano un colpo al cuore, i lampioni accesi in pieno giorno, quella luce che si infrangeva sulla neve che ne copriva i vetri rendeva tutto immensamente affascinante.
All'angolo del quadrivio noto con sollievo uno spazzaneve e mi fermo a chiedere informazioni. Vengo rassicurato e addirittura mi sento dire la frase che aspettavo : "vai, anche se rimani bloccato ti veniamo a prendere". Un invito a nozze che mi lancia deciso verso l'imbocco della strada per le Croci, ma dopo pochi metri la neve diviene molto più difficile da superare. Fermo l'auto l'ennesima volta, provo a montare le catene ma forse per l'ansia non riesco a montarle. Le mani mi si gelano, non riesco a muovere le dita e anche un vecchio batti fieno in un giardino sembra volermi prendere in giro. Siamo quasi sconfitti e pronti al ritorno, quando lo spazzaneve ci supera ed io metto in moto e lo seguo al volo. La strada diviene sempre più stretta, il manto nevoso cresce, il cielo si confonde con i fiocchi sempre più grandi, i castagneti scompaiono e i guard rail vengono sommersi. Lo spazzaneve avanza inesorabile mentre noi perdiamo terreno e la strada ritorna a "sporcarsi". Fortunatamente ci supera un fuoristrada, seguiamo la sua scia, ma le ruote sembrano non volerne sapere e la nevicata si infittisce. Momento difficile, concentrazione massima eppur arriviamo alle Croci dove è in atto una bufera impressionate; non riesco a notare niente oltre la neve. Persino il tergicristallo sembra bloccarsi e soffrire del peso dell'abbondante accumulo. Supero le croci con cautela, Vito ormai è ipnotizzato dalla "danza bianca" e io sempre più deciso a raggiungere Bagnoli, ma improvvisamente un altro stop! Al bivio per Montella e Bagnoli la strada non è pulita, la neve supera i 10 cm, dietro non si può tornare perchè la situazione è peggiore al Valico e le decisioni vanno prese in fretta. Due secondi di ragionamento ed ecco che dalla provinciale sbuca un altro spazzaneve che ci libera il passaggio! Di nuovo verso Bagnoli Irpino! La strada questa volta non trapela neanche un millimetro di "nero", il bianco è ovunque, la corsia è ridotta alla sola auto , le dune nevose crescono e all'improvviso perdo il controllo del mezzo. La mia macchina perde aderenza, scivola, si piega sul lato destro, i freni sono inutilizzabili ma con un po di destrezza riesco a fermarla. Scendiamo dall'auto immediatamente sentendo scricchiolare la vettura che sembra aver voglia di continuare da sola. Ormai o si montano le catene o si aspetta lo spazzaneve. Decido per la prima opzione e questa volta so che non posso sbagliare o farmi prendere dal momento. Tolgo i guanti, passo le catene sotto il primo pneumatico, faccio un po di errori, ingarbuglio i fili la prima volta ma poi recupero la situazione e alla fine riesco a montarla. Intanto i fiocchi cadono a larghe falde, il mio giubbino è bianco come la strada , ma ormai sono lanciato e monto anche le catene sull'altro pneumatico.
Rimontiamo in auto, Vito è sollevato e io lo sono ancor di più...le catene fanno il loro dovere e compattano la neve a dovere lungo il percorso ormai segnato. Lo spazzaneve dopo mezz'ora ancora non arrivava e li capii che non avrei potuto aspettarlo e che ormai l'unica soluzione per il ritorno sarebbe stata l'Ofantina.
Lungo la strada gli alberi si univano da una parte all'altra della carreggiata grazie all'accumulo fresco e tante mucche battevano la "pista" prima di me. Alcune scivolavano e goffamente tentavano di rialzarsi, probabilmente anche loro sorprese da questa sfuriata marzolina. Una sfuriata piacevolissima, cosi piacevole per me che anche in momenti concitati trovo il tempo di fermare l'auto e scattare tante foto, tra lo sguardo incuriosito del mio "collega" che non sa più se la mia mente sia "stabile o meno".
Alle "castagne Cappetta" ritroviamo il primo vero asfalto e altre scie di fuoristrada che ci conducono al paese in tutta tranquillità. Bagnoli Irpino è raggiunta, il paese è bianco, il sogno diventa realtà. La nevicata sembra ancora debole e pare voglia riservarci qualche sorpresina mentre scendiamo a piedi per i vicoli e ci divertiamo ad osservare uno scenario rinnovato. La Chiesa Madre, il parco pubblico, il castello, la chiesetta di Santa Margherita, il campanile di San Domenico, tutti elementi incastonati perfettamente in quel paesino che sembrava una di quelle sfere souvenir con l'acqua e pezzettini bianchi effetto neve. Dopo la Sagra del Tartufo mi sembra di aver avuto un nuovo incontro con Bagnoli, forse più intimo e privato, rispetto al precedente basato e fissato sull'accoglienza e l'amicizia di tante persone.
Finalmente mi sentivo appagato, avevo raggiunto uno scopo che agognavo da tempo e che ogni qual volta ricevevo una telefonata da amici del posto al suono di "sta nevicando", credevo non vivere mai sulla mia pelle. Intanto la nevicata cresceva, cadevano "fazzoletti", il manto nevoso era a dir poco interessante ed è forse giunto il momento di partire, salutando Piazza Di Capua per due volte prima di raggiungere Via Roma. Volevo recarmi verso l'Ofantina ma prima decido di girare per Piazza Matteotti e via Circumvallazzione che mi appaiono letteralmente stravolte e modificate. Prima del Campo sportivo scatto foto che rimarranno per sempre nei miei occhi e il passeggero al mio fianco aveva capito le mie "cattive" intenzioni. Salire al Laceno, con catene e con la speranza di mezzi spazzaneve! Ma forse la coscienza, forse qualcun'Altro, mi fermarono dall'improbabile tentativo e cosi ritornando sulla "pista da sci circumvallazione" presi la via del ritorno. Lungo il passaggio verso San Francesco a Folloni la nevicata aumentava ancora d'intensità e anche la valle si imbiancava, il raccordo dell'Ofantina sembrava un addio alla neve ma verso Vulturara Irpina la situazione degenerava. Nevicata ancora più fitta di prima, fiocchi questa volta enormi, accumulo istantaneo su vettura e asfalto, l'incubo di tanti automobilisti stava prendendo corpo. Lungo la salita due auto perdono aderenza e scivolano chi verso destra , chi verso sinistra ed io con attenzione riesco a passare tra di loro evitandole. Un automobilista gira su se stesso nel tentativo di ripartire e nessuno sembra aver portato le catene. La nevicata continua e verso Bolifano è l'apoteosi bianca. Ma quel delirio e la gioia di vivere quest'esperienza si trasformano in un'odissea. I Carabinieri ci fermano, alcuni camion si sono posti di traverso sulla carreggiata, il traffico è in tilt. Rimaniamo incolonnati per mezz'ora, l'auto è un pupazzo di neve e noi mangiamo un panino speranzosi in uno sblocco della situazione. Purtroppo i carabinieri ci avvertono che rimarremo li per ore e allora di'impulso faccio inversione e ritorno verso Montella. Ancora scene di panico e di automobilisti in difficoltà con auto contromano e scivolate da paura, sto per superare quasi il tratto critico quando vengo rifermato dai Carabinieri. Lo sconforto è alle stelle, credo quasi di dover dormire a Bagnoli, e a dir la verità non è che la situazione mi dispiaccia, ma non in compagnia e deve assolutamente tornare. Altre vetture sono in testa coda e solo con alcune spinte vengono riportate in carreggiata. Sembra profilarsi un altro blocco, ma ci viene dato il via libera e cosi con catene e passo lento proseguiamo silenziosi e concentrati. Montella, Nusco, Lioni e finalmente la deviazione per la Fondo Valle Sele. La neve è ancora presente ma qualcosa sta per cambiare, a Teora gli accumuli sono inferiori, a San Gerardo sembra stia per piovere e finalmente dopo due gallerie troviamo solo l'acqua e possiamo togliere le catene. Il rumore incessante e il tremolio del manubrio finiscono e mi sento quasi al volante di un aereo tanto la strada mi pare liscia e scorrevole. L'Alta Irpinia era stata superata, il salernitano si affacciava con la sua veste pedemontana piovosa e grigia, finchè dopo Contursi e fino a Valle il sole fece capolino e le strade ritornarono asciutte e definitivamente serene.

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