lunedì 28 gennaio 2008

Verso il Monte Alburno... fermi al Vuccolo dell'Arena


Anche Virgilio ne palrava già nelle "Georgiche", affascinato da questo imponente massiccio che dall'alto della sua cima più grande da il nome a tutto il comprensorio. Alburni deriva da Albus; infatti candidi si vestono di roccia calcarea e dolomitica differente da qualsiasi altra catena campana. Ieri, Domenica 27 Gennaio 2008 la spedizione parte alla volta della cima del Panormo. Un sentiero importante, una svolta nelle nostre escursioni...dopo innumerevoli sortite nei Picentini, arrivano finalmente loro, i "Monti del Silenzio", i "monti del mistero" che nelle loro imprevedibilità rendono la voglia di raggiungimento un'anzia spasmodica e incontrollabile. Informatici a dovere, letto qualche libro di Andrea Perciato sui sentieri, studiata la cartina IGM ci avviamo verso Sicignano degli Alburni. La mattinanta è gelida in valle, causa forti inversioni termiche, e cosi a Zuppino registriamo -2° con gelate spettacolari, ma arrivati al paese la temperatura si addolcisce e quei 4° 5° ci accompagneranno per tutto il tragitto. Sicignano si presta dormiente al mattino, mentre una timda luce del sole fa capolino sulle case, noi inziamo a passare inosservati fino al campo sportivo. Posiamo la macchina, ci equipaggiamo, zaini in spalla e bastoncini alla mano, la fatica ci attende. Alla destra del campo sportivo incontriamo il primo segnale del CAI, inizia il sentiero. Una carraia d'apprima, per un attimo perdiamo le tracce e decidiamo di proseguire ancora; alla fine dopo una mezz'ora finalmente la carraia si unisce al sentiero...inizia una mulattiera, stretta, con un tappeto di folgie cadute, d'apprima in un castagneto, ma pian piano via verso la faggeta. Il sentiero si presenta ripido, con continui tornantini, stallatti fanno da cornice alle radici di alberi inclinati e sospesi dai pendii sul sentiero, formazioni di ghiaccio e calcare sotto la terra vengono calpesatate dai nostri piedi, il muschio sulle rocce, scivoloso e abbondante. Si cammina molto, la fatica non la sentiamo ma preferiamo fare una sosta per fare colazione. Ripartendo la vegetazione si fa meno fitta, si incontrano alcune cavità carsiche otturate da fogliame e pietre, e all'improvviso ci ritroviamo su nella parte di sentiero più affascinante, accompagnata ai bordi delle vallate da Pini Nani e passando sotto sporgenze calcaree conquistate da muschi e ghiaccio. Iniziamo anche a trovare la neve, d'apprima ci rese felici ma poi ci condannò alla resa. Man mano che si saliva la neve aumentava, arriviamo alla grotta di Zi Carluccio, una cavità carsica nelle pareti rocciose, due rupi esposte ci portano la visuale alle creste e alle guglie dolomitche, continuiamo tra un sentiero impervio ed è li che inziano le difficoltà. Il sentiero si perde nella neve alle pendici di un pendio scosceso, Federico prova a superarlo, scivola diverse volte ma con caparbia supera il tratto. Scorge le "7 votate", ossia 7 tornantini che portano al Valico Vuccolo dell'Arena, quasi in verticale...sono pieni di ghiaccio e neve in una parte esposta a cadute e vallate. La prudenza e la saggezza prevalgono, gli Alburni ci respingono, il valico non sarà sorpassato. Un arrivederci alla primavera pare quello del Panormo. Un po delusi ma al contempo fieri delle 3 ore di escursione ci fermiamo alla grotta di Zi Carluccio a bivaccare, accendiamo un fuoco, mangiamo e beviamo. Il freddo si faceva sentire e la montagna sembrava inziasse ad assaporare la nostra presenza e a voler che noi vi scendessimo. Cosi decisi e rispettosi, scendiamo, rigustiamo il sentiero, godiamo e viviamo la montagna e Sicignano dall'alto pian piano diveniva sempre più vicino...finchè vi arrivammo e da li ritornammo verso casa.

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